Sinossi:
Celebrare un rito funebre è una consuetudine che da sempre definisce la nostra natura di esseri umani. Seppellire i morti ci ha distinto dagli animali, è stato ciò per cui Antigone ha sacrificato sé stessa, è scritto nero su bianco tra le opere di Misericordia della Bibbia. Ma oggi che cosa vuol dire onorare i defunti? Nel complesso macchinario sociale, burocratico ed economico moderno, al mercato libero delle onoranze funebri, fatto di campagne marketing e funerali alternativi, si contrappone la sorte riservata agli insepolti: immigrati dall’identità sconosciuta, senzatetto, defunti di cui nessuno può occuparsi. Alla solennità del rito, si contrappongono le dinamiche della società capitalistica e le leggi del consumismo. Materiali per la morte della zia vuole essere un confronto con tali contrapposizioni. Il lavoro parte da una drammaturgia divisa in nove quadri privi di una trama e di una forma comune, legati tra loro da un unico elemento: una zia venuta a mancare. Ogni quadro è un materiale che apre molteplici scenari sul nostro rapporto con la morte, attraverso personaggi e situazioni via via sempre differenti: preti alle prese con un funerale generico, agenti di pompe funebri in concorrenza tra di loro, attori intenti a trasformare il teatro in un rituale sacro… Anche la zia defunta cambia forma di quadro in quadro, diventando ora un’immigrata in attesa di sepoltura, ora una salma su cui vendere e lucrare, ora una defunta emarginata in preda ai processi burocratici… Quadro dopo quadro, il mosaico che si compone porta ad un’unica domanda: di fronte ad un lutto, davanti alla morte, che cosa è davvero necessario?