Sinossi:
Liberamente tratto da due romanzi di autori scandinavi Jan Fridegard e Arto Paasilinna, Oibò sono morto racconta di cosa succede quando “la signora morte” ci viene a prendere, di cosa succede dopo, insomma, di cosa c’è nell’aldilà.
In Oibò i due attori Giovanna Mori, e Jacob Olesen, immaginano un luogo di passaggio tra la vita terrena e l’eternità assoluta. Una specie di “non dove” dove le anime passano e soggiornano prima di andare, “dove non so”. Luogo dal quale non si può tornare indietro, dove non si ha più ne freddo né caldo, né fame, né bisogno di andare dal parrucchiere, ma dove ancora si provano passioni, sentimenti e curiosità.
C’è un uomo. Cammina per strada. E lì sta passando una bella donna. L’uomo si volta guardarla. Passa una macchina, lo investe, muore. La sua anima lascia il corpo e si mette a guardare quello che succede. Il trambusto intorno a lui, l’ambulanza l’ospedale. In ospedale. c’è una donna Intorno a lei i parenti che cercano di trattenerla con il loro amore. E l’anima dell’uomo che ha seguito invano il suo corpo, la vede e se innamora. E si mette ad aspettala. Finalmente per lui, purtroppo per lei, eccola che arriva. Comincia così una storia d’amore. Senza paura di retorica, la storia di due anime. Anime che guardano al loro passato con stupore e struggimento e al loro futuro senza possibilità di costruzione, ma intanto “vivono” quel presente.
Oibò sono morto è una riflessione sul senso della vita. Sul superamento della paura attraverso la fede nella vita.