Archivio stagioni
“Niente di ciò che è umano mi è estraneo”, scriveva il commediografo Publio Terenzio Afro.
Queste parole, ripetute in tutti i secoli fino a noi, definiscono perfettamente il senso della parola “contemporaneo”. Essere contemporanei non significa rincorrere quello che accade, essere sempre sul pezzo, come si dice oggi, o attenersi alle mode. Contemporaneo è, più profondamente, tutto quello che ci riguarda. Ci riguarda l’amore, il lavoro, ci riguarda la guerra, ci riguarda la salute fisica, ci riguarda la condizione del mondo in cui viviamo, l’acqua, l’aria, ci riguarda quello che mangiamo. Ma soprattutto ci riguarda la necessità che tutto questo abbia un senso, che tutto questo sia umano. Che la nostra sia una vita davvero umana: questo è ciò che, in tutte le vicende, fortune e sfortune, vittorie e sconfitte, noi desideriamo.
Il Teatro vuole parlare di questo. Non soltanto produrre sogni, ma attraverso il sogno aiutarci a capire chi siamo. E’ quello che ci insegna il più grande uomo di teatro di sempre, William Shakespeare. Essere contemporanei è sempre difficile. E’ più facile cedere alla nostalgia del passato o all’illusione del nuovo a tutti i costi. Ma è il rischio che ci siamo assunti: parlare del presente nel presente, ascoltare insieme a voi la sua voce profonda e mai scontata. La sua anima.