Sinossi:
“Colui che si assicura un posto di sagrestano o di seggiolaio nella cattedrale costruita, è già un vinto. Ma chiunque porta nel cuore una cattedrale da costruire, è già vincitore.” Questa frase di A. de Saint-Exupéry, esposta nell’ultima “stanza” della Mostra sul Duomo di Milano “AD USUM FABRICAE”, che ho visitato nel corso del “Meeting per l’amicizia tra i popoli” a Rimini nel mese di agosto 2012, è stata il punto di partenza, la molla che mi ha fatto scattare la curiosità e la voglia di iniziare a costruire la mia cattedrale. La bellezza e la tenerezza delle storie raccontate all’interno della mostra non potevano finire lì. Non potevo non prendere in considerazione la possibilità di un lavoro di adattamento teatrale delle storie di Marta de Codevachi, la prostituta redenta che portava offerte al Duomo ogni mattina, di Marco Carelli, il ricco fattosi povero per aver donato tutti i suoi beni alla Fabbrica del Duomo, di Caterina, la povera vecchietta che puliva pietre al cantiere, che donò al Duomo la logora pelliccetta che possedeva come unico riparo dal freddo, di Alessio della Tarcheta, il capitano di origine albanese che volle ornare a sue spese uno degli altari, come ringraziamento alla Madonna, e di decine e decine di storie della povera gente di Milano che ha contribuito nei secoli all’edificazione della cattedrale.
Nel corso dello spettacolo, in forma di monologo, racconterò le storie di queste vite, riferirò di esempi quotidiani di generosità del popolo milanese, di moltissime donazioni, e di come tutti in città abbiano contribuito alla costruzione del Duomo, lasciando che il Duomo costruisse al tempo stesso la città. Non manca una vena di comicità, di narrazione “leggera”, negli intermezzi di Agostino, il personaggio che fa da “sostituto” alla guida che ha abbandonato il gruppo di pellegrini in visita al Duomo. Così dichiaro al pubblico all’inizio dello spettacolo. Perché la gente da me si aspetta di ridere, ogni tanto, e anche in questo spettacolo non ho voluto deludere le aspettative del pubblico. Tutto questo per costruire la mia cattedrale. Per aggiungere un mio piccolo tassello personale alla costruzione della grande Chiesa della mia Milano, io, milanese teatrante e suonatore. Per fare in modo, attraverso il racconto teatrale, di far scaturire in tanti altri la stessa stupefatta gratitudine, la stessa curiosità che mi ha mosso a tornare a visitare il mio Duomo in un modo del tutto nuovo. Pieno di riconoscenza per coloro che non avevano neppure una casa propria e l’hanno costruito anche per me, il Duomo. Lo spettacolo, prodotto nel 2013 e tutt’ora in distribuzione, mi ha portato a recitare sulla Terrazza Maggiore del Duomo di Milano, proprio ai piedi della Guglia della Madonnina. Dopo aver assistito ad una replica del mio monologo a Mergozzo, a pochi kilometri dalla cava di Candoglia, il sovraintendente della Veneranda Fabbrica del Duomo mi ha incaricato di rappresentare il Duomo di Milano per tutti i visitatori che vi sarebbero saliti in occasione di EXPO 2015. Nel mese di agosto di quell’anno, infatti, in compagnia di altri 5 attori e con 12 veri scalpellini che condividevano la scena con noi, abbiamo allestito lo spettacolo LUNGH ‘ME LA FABRICA DEL DOMM. Dieci serate di tutto esaurito per un evento memorabile, prodotto da PROXIMA RES, per la regia di Andrea Chiodi e la magistrale scrittura di Angela Demattè.