Sinossi:
“Siamo troppo vicini, ma non vicini abbastanza”
In occasione del matrimonio dell’ultima e unica figlia femmina di una numerosa famiglia tutta al maschile, si riuniscono nuovamente tre generazioni di persone legate da antichi dolori e irrisolte incomprensioni. La cerimonia diventa pretesto per rimettere sullo stesso tavolo i padri dei padri e i figli dei figli, i vivi e i morti, e consumare una vicenda d’amore e d’odio, sospesa tra passato e presente, sogno e realtà. Lo svolgimento della trama anima il vero significato di una pièce che prova a restituire l’esperienza di uomini che nei lunghi anni di reclusione hanno sofferto per gli affetti lontani, per i figli distanti, per gli amori perduti, e si trovano ora a tentare una ricostruzione emotiva di un rapporto difficile fatto di rivendicazioni e ribellioni.
FORT APACHE CINEMA TEATRO è l’unica Compagnia teatrale italiana stabile costituita da attori ex detenuti oggi professionisti di cinema e palcoscenico. È diretta da Valentina Esposito, autrice e regista impegnata da quasi vent’anni in attività teatrali di ricerca e formazione artistica dentro e fuori le carceri italiane. FAMIGLIA è il risultato di un lungo percorso laboratoriale di ricomposizione drammaturgica di materiali biografici messi in gioco dagli interpreti nella direzione di una pratica teatrale applicata secondo gli orientamenti e le tecniche del Teatro Sociale, come possibilità di recupero del legame diretto tra esperienza di vita ed espressione artistica, in un terreno ibrido dove vita reale e invenzione teatrale si intrecciano all’interno di un vicenda tesa fra l’essere, il rappresentarsi e il rappresentare. Nello specifico, il lavoro ha preso le mosse dalla ricaduta emotiva e psicologica che la negazione del diritto agli affetti ha sui cittadini reclusi, dal dolore conseguente alla perdita della continuità delle relazioni, dal senso di colpa per l’abbandono e dalla difficoltà di risolvere il problema del giudizio. Ne è emersa con forza la questione dell’inizio del percorso di devianza e della ribellione alle regole come atto di definizione identitaria dei figli vissuto all’ombra dell’occhio giudicante dei padri.