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17 Settembre 2020

Ore 21:30

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Titolo: VENERE E ADONE – PER SOLA VOCE

Credits:

uno spettacolo di e con VALTER MALOSTI

 

traduzione e adattamento teatrale VALTER MALOSTI

produzione TPE – TEATRO PIEMONTE EUROPA

in collaborazione con TEATRO DI DIONISO


Sinossi:

Londra, 1593. La peste sta devastando la città, i teatri sono chiusi. Shakespeare trova l’ispirazione, e un patrono, e scrive un piccolo capolavoro in versi: il poemetto erotico-mitologico Venere e Adone. Sarà, per l’epoca, un grandissimo successo, con numerose ristampe fino alla metà del secolo successivo, immancabile nei bordelli, quanto sotto il cuscino delle grandi signore aristocratiche e degli amatori. Venere e Adone sfugge a qualsiasi definizione: «Comico oppure tragico, leggero oppure profondo, un inno alla Carne oppure un ammonimento contro la Lussuria: il poemetto è un mixtum in cui tutti i termini di queste antitesi sono simultaneamente veri. Introducendo nella sua storia un conflitto erotico che nelle Metamorfosi di Ovidio non era presente, Shakespeare ha fatto qualcosa di più che produrre un sicuro effetto comico — anche se questo “di più” passa precisamente e innanzitutto attraverso la comicità».

Venere è una dea/macchina, dea ex machina ma anche sex machine, macchina barocca che tritura suoni e sputa parole. Una macchina di baci, una macchina schizofrenica di travestimento, una macchina di morte per l’oggetto del suo amore: Adone.

Adone ricorda il giovane dei Sonetti – il che implica, naturalmente, che Venere ricordi Shakespeare. Shakespeare scrive su commissione, durante la peste del 1593, per il suo giovanissimo patrono, l’efebico diciannovenne Henry Wriothesley conte di Southampton, di cui è stato ritrovato, un paio di anni fa, un ritratto in abiti femminili. Il gioco delle identità entra così in un labirinto di specchi e si scivola in una progressiva promiscuità delle individualità. In scena, la dea/macchina/attore en travesti, diventa anche Narratore e voce di Adone, divorando tutte le identità narranti.

Al di là del gioco degli specchi, del travestimento, dell’amaro umorismo, il poemetto è un vertiginoso punto di partenza per una ricerca sulle variazioni, le declinazioni e le contraddizioni del tema “amore”.