In una cella di un carcere italiano, tre uomini. Un vecchio siciliano ex sicario di mafia, un giovane magrebino incastrato per droga e un uomo di mezz’età, forse ebreo, misterioso e colto, in galera per un raptus. Che cosa lega, che cosa divide, questi tre uomini che vengono da sponde diverse del Mediterraneo e si trovano a dovere espiare, in una cella minuscola, delitti tanto diversi? Scritto di prima mano da un esperto di carcere e Medio Oriente, Ignazio De Francesco, adattato alla scena da Alessandro Berti, al terzo capitolo del sodalizio trai due (dopo i fortunati Leila della Tempesta, 2017 e Simeone e Samir, 2019), questo Joseph & bros spariglia le carte degli stereotipi, squarcia il velo dell’oggi per parlare di antiche fraternità mediorientali, di fedi e identità problematiche, di responsabilità da prendersi, come soggetti, di doveri di verità storica. E parla di tutto questo usando la costrizione carceraria come cartina al tornasole della società tutta, come acceleratore di sentimenti, di idee, di conflitti, coi quali i tre dovranno infine fare i conti. La storia biblica, e coranica, di Giuseppe e i suoi fratelli è il sottofondo simbolico della vicenda, il nodo mitico delle possibilità e difficoltà di una fraternità mediterranea. E questa antica storia di difficile convivenza (il tentato omicidio, il rapimento e la vendita come schiavo di un fratello) ispirerà i giochi di ruolo dei tre detenuti, in una cella che diventa sineddoche e metafora dei territori palestinesi di oggi divisi da un muro, giochi di fratellanza da tentare, da riprendere dopo ogni fallimento, giochi che l’obbligatorietà della convivenza in cella rende estremi, necessari, e giochi dei quali il più sorprendente, e per loro appassionante, sarà la formazione di una vera e propria folk band carceraria, a cui i tre detenuti daranno vita, chiamandosi proprio Ioseph & Bros e accompagnando i capitoli della vicenda fino a un vero e proprio piccolo concerto finale. La tecnica scenica, come sempre nei lavori di Berti, è un rigoroso lavoro d’attore che nulla concede all’istrionismo e al compiacimento. Azzerata le scenografia, come in cella, ci sono i corpi in carne e ossa di tre maschi, con i loro odori, le loro movenze, le loro voci, uomini segnati ma non vinti. Una semplicità registica che esalta il lavoro dell’attore e fa parlare il testo, lasciando al pubblico tutti i semi di riflessione e emozione da sgranare poi a casa, a lungo.
LOCANDINA
uno spettacolo di Alessandro Berti dal testo Giuseppe e i suoi fratelli di Ignazio De Francesco in scena Alessandro Berti, Savì Manna e Francesco Maruccia cura Gaia Raffiotta assistente alla regia Caterina Baldini direzione tecnica Massimiliano Ferrari immagini Daniela Neri produzione Casavuota aps con il sostegno di Comitato Regionale per le Onoranze ai caduti di Marzabotto / Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna / Fondazione 2000 / AvoC e con il patrocinio del Comune di Pianoro
BIO
ALESSANDRO BERTI è attore, regista e drammaturgo. Ha diretto dal 1996 a oggi decine di spettacoli e laboratori. Tra i suoi lavori per il teatro ricordiamo SKANKRER (1996), TERRA DI BURRO (1997), L’AGENDA DI SEATTLE (2001), CONFINE (2006), L’ABBANDONO (2010), UN CRISTIANO (2014), LEILA DELLA TEMPESTA (2016), BLACK DICK (2018), NEGRI SENZA MEMORIA (2020), BLIND LOVE (2022), LE VACANZE (2023). Nel 2021 gli è stato assegnato il Premio Riccione per l’innovazione drammaturgica “per la determinazione costante nell’affrontare le questioni più urgenti del nostro presente senza mai scindere la dimensione politica da quella intima, ma anzi rintracciando attraverso la scrittura i nessi sostanziali che legano pubblico e privato”.
IGNAZIO DE FRANCESCO, monaco e islamologo, ha pubblicato numerose opere tra cui INNI SUL PARADISO DI EFREM IL SIRO (Paoline, 2006), DETTI ISLAMICI DI GESÙ (Valla/Mondadori, 2009), ALLAH, COSA SI INSEGNA, COME SI VIVE (Paoline, 2019), nonché il recentissimo ETICA ISLAMICA CONTEMPORANEA (Carocci, 2024). Ultradecennale il suo impegno nel carcere di Bologna, da cui sono nati i docufilm DUSTUR (2016) di Marco Santarelli, NEL BENE E NEL MALE: DIO IN CARCERE (2019) di Lorenzo Stanzani e i testi per il teatro LEILA DELLA TEMPESTA (2016) e SIMEONE E SAMIR (2019). In parallelo all’attività scientifica, svolta presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose della Toscana, De Francesco è impegnato nel campo del dialogo interreligioso e interculturale. Ha trascorso oltre dieci anni tra Israele/Palestina, Siria, Libano, Giordania ed Egitto.
INFO E PREZZI
15,00 € / INTERO 8,00 € / UNIVERSITÀ, SCUOLE DI TEATRO, DESIDERA CARD (acquistabile solo in cassa)
Per prenotazione gruppi scuola scrivere a scuola@oscar-desidera.it
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